STENLEX
THE WALLA
BIO
Sten (Roma 1982) e Lex (Taranto, 1982) sono il duo artistico che ha iniziato per le strade di Roma nel 2001 e da allora il loro lavoro è in costante evoluzione. A loro si associa l’innovazioni della “Hole School”, che ha applicato la tecnica “mezzotinto” a stencil che cambiata l’immagine percepita in base alla distanza dell’osservatore. Nel 2010, Sten Lex ha iniziato a utilizzare lo “Stencil Poster”, la tecnica da loro inventata consiste nell’incollare un poster alla superficie, ritagliare una parte della figura come con uno stencil e poi dipingere sopra la “matrice”, strappando alla fine della carta per rivelare l’immagine finale. Incluso in innumerevoli pubblicazioni, Sten Lex ha partecipato al Festival Cans di Londra nel 2008, in occasione del invito di Banksy e al Nuart Festival in Norvegia nel 2010. Le loro opere sono state esposte in prestigiose istituzioni nazionali e internazionali quali la Galleria Magda Danysz di Parigi e Shanghai. Nel 2015 hanno lavorato per i progetti “Locomotiva” a cura di Porto Lazer e “Nevicata” a cura di Remedios Vincent, Madrid.
I due artisti di strada italiani hanno continuato le loro installazioni in tutto il mondo: USA, Bangkok e in Italia nel 2016, l’”Auditorio Louis Elizondo’’ in Monterrey nel 2017, a Catania “Emergence Festival” nel 2018. Inoltre, le loro opere sono incluse in preziose collezioni private nonchè in istituzioni come il MADRE, Museo di Napoli e al MACRO di Roma.
LA LETTURA DELL’OPERA
di “Antonella Alban”
QUANDO IL VISUAL DIVENTA OPTICAL
Quando il muro si trasforma in una visione optical, così potremmo definire il lavoro proposto da Sten e Lex, sintetizzando in due parole una sperimentazione che affonda le sue radici in una ricerca di carattere visuale e cinetico. E’ un linguaggio che utilizza nozioni scientifiche, giochi visivi e illusioni ottiche e prevede un’interazione con gli individui, chiamati a mettere in gioco le proprie capacità percettive e la propria immaginazione, intesa come capacità di pensare attraverso immagini. Da qui deriva il fatto che le forme da statiche diventano dinamiche in una sorta di sequenza ritmica che muta a seconda degli effetti spazio-temporali e luminosi.
Sten e Lex si sono impossessati della parete e, con un rigore scientifico, hanno ricoperto il muto di elementi geometrici apparentemente semplici, rutto di una approfondita conoscenza delle teorie del colore e della percezione visiva. Attraverso il bianco e il nero il duo ha creato un fenomeno ottico in cui la forma è definita, ma sfrutta le leggi dei contrasti e dei giochi visivi per dare dinamismo alla superficie, secondo una logica espressiva più libera e creativa. In questo modo, guardando la parete da lontano il piano sembra diventare tridimensionale, con effetti di movimento autonomo, che sovvertono così ogni regola di immobilismo piatto. Anche la tecnica usata è curiosa: lo stencil graffito. Sten e Lex utilizzano lo stencil, lo incollano sul muto, la matrice viene tagliata e poi vi è l’intervento con il colore nero e bianco rimuovendo le strisce di carta, a seconda dell’effetto visuale che si deve ottenere. Ogni opera è unica, ha un suo ritmo, una sua sequenza, subisce una trasformazione determinata dai processi creativi e distruttivi, nei quali intervengono anche gli agenti atmosferici a trasformare l’apparente ripetitività delle forme. Il lavoro ha una vita intrinseca in un continuo scambio di materiali e di sensibilità, ma possiede una vita estrinseca nel rapporto che si stabilisce con i fruitori, veri protagonisti che colgono la rilevanza del gesto estetico connesso al linguaggio scientifico e determinano l’esistenza dell’opera stessa. Possiamo quindi affermare con certezza che l’opera ha senso perché vi sono gli spettatori, ma il rapporto osmotico è reciproco: non c’è neppure crescita personale ed interiore senza l’azione creativa.