BASTARDILLA

THE WALLA

BIO

“Bastardilla” è lo pseudonimo di un’autrice anonima di immagini di strada che, dalla città colombiana di Bogotà, iniziò a realizzare una serie di interventi pittorici in spazi pubblici e muri che si moltiplicarono grazie all’autonomia riproduttiva propria del movimento grafittista e grazie alla sempre più ampia accoglienza in questo tipo di manifestazioni. L’autrice ha partecipato a festival e progetti indipendenti in differenti luoghi del mondo quali, ad esempio, Bolivia, Danimarca, Stati Uniti e Cambogia, tra i tanti. Il suo lavoro consiste nel dialogo dell’immagine con lo spazio pubblico, impiegando personaggi che cambiano costantemente di posizione, forma, attitudini, riconfigurati nel fondo generale dello scenario contestuale dal quale sorgono queste opere, ovvero, lo stesso muro pubblico, dal quale incontra un luogo dove germogliano immaginari. Le sue rappresentazioni sono caratterizzate da linee di disegno marcate sulla superficie di pittura colorata, a volte con bagliori (glitter) con cui lancia parte del suo amo estetico, che non rappresenta, però, il fine ultimo della sua esposizione in luoghi non privatizzati. Il suo interesse verso la pittura nello spazio pubblico ha a che vedere in primis col far dialogare i suoi quesiti personali, il tentativo di diffondere interrogativi sociali, restituire memorie che sono alimentate dalla sua stessa presenza nel mondo, l’ascolto, le relazioni delle comunità, le differenti lotte identitarie di classe, di genere e coloniali che si legano con conflitti intimi, territoriali, collettivi, singolari e che si confrontano con le relazioni del potere in trasformazione. Costruisce tali narrative, difficilmente circoscrivibili, a partire da elementi simbolici provenienti da una natura ibridata: animali, piante, tecnologie, corpi umanoidi che designa a soggetti territoriali, identificati nella diversità. La pittura per questa autrice è un linguaggio con prospettiva politica che descrive un altro tipo di bellezza, quella del soggetto subalterno globale e la sua potenza relazionata al dissenso ad essere consumato, governato. Dette visioni, immagini murali, apparentemente statiche, cintano sensi a volte criptati, parlano alla funzione sensibile di un soggetto moderno frustrato dalla violenza. E con quest’ inquietudine, partono tali opere cercando d’aprire fughe di scambio, restituendo lo sguardo verso le proprie persone spettatrici, meticciando la loro soggettività, scardinando una realtà imperante verso una realtà condivisa attraverso la sovversione delle storie ufficiali, decolonializzando la memoria visiva; un’immagine bastarda che si costruisce grazie alla poesia di immaginari che emergono da soggetti subalterni in lotta.

www.bastardilla.org

BASTARDILLA per THE WALLA'
LA LETTURA DELL’OPERA
del “Collettivo Bocaverta”
 
Là dove i paradigmi della guerra e dell’essere militari determinano i destini delle nostre società, il messaggio di rivincita più forte che possiamo lanciare è la ricerca della felicità e la scelta di metodi alternativi in risposta alla violenza.
Questo pensiero è espresso nell’opera nella figura dell’uomo-uccello che occupa l’intera parete: è un soldato armato che, vinto dal solletico provocato dalle piume di minuscoli personaggi, piomba a terra ridendo. Con lui cadono il fucile e il casco, mentre lo stivale gli viene sfilato.
L’immagine ricorda il celebre romanzo di Jonathan Swift “Le avventure di Gulliver”, che al tempo ottenne grande popolarità come opera destinata ai bambini, ma attraverso le allegorie dei viaggi del protagonista forte era l’ironia e la critica alle contraddizioni della società dell’Inghilterra e della Francia settecentesca.

 

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